In una congiuntura economica condizionata dalla pandemia, la distribuzione idrotermosanitaria italiana risulta, dati alla mano, un’isola felice.
È quanto emerge dal Meeting Primavera 2021 di ANGAISA.
Secondo i dati elaborati dall’associazione di categoria dei distributori ITS italiani, i fatturati del comparto sono cresciuti costantemente dal 2014 al 2019, prima dello stop causato dall’emergenza sanitaria nel 2020 (clicca sulla tabella in basso per ingrandirla).
In particolare, nel 2019 l’incremento era stato del 2.8% rispetto al 2018, mentre il 2020 si è chiuso con una contrazione di 5.89 punti a livello nazionale. Un dato rilevante ma non apocalittico, se lo si confronta con il -6.41% che risultava a novembre 2020 e con i risultati di filiere limitrofe: i grossisti di materiale elettrico, ad esempio, hanno chiuso con un -8%.
Analizzando ulteriormente le cifre illustrate dal Presidente ANGAISA Enrico Celin, si evidenzia una crescita dei fatturati in marzo 2021 pari al +106.59% su marzo 2020 (tenendo conto del lockdown) e del 28.12% su marzo 2019.
Se invece si effettua un confronto dei dati su base trimestrale, da gennaio a marzo 2021 i fatturati sono cresciuti del 30.63% allo stesso periodo del 2020 e del 16.37% rispetto allo stesso trimestre del 2019. Il sentiment degli addetti ai lavori resta marcatamente positivo anche per il trend di aprile.
Economia e sistema-Paese
Nel corso dei lavori Mariano Bella, economista e Direttore Ufficio Studi Confcommercio, ha inquadrato con una serie di dati il contesto macroeconomico in cui si muove l’Italia, tracciando dei possibili scenari futuri.
Valutando l’andamento del PIL pro capite negli ultimi 20 anni, emerge che negli ultimi 20 anni il Paese ha perso 2.7 punti di PIL per abitante, a fronte di una crescita del 15.7% nell’Eurozona.
Dal 2014 al 2019, inoltre, l’economia italiana è cresciuta annualmente di quasi un punto in meno rispetto alla media europea. La crisi del 2020 ha riportato il PIL di Francia e Germania rispettivamente ai livelli del 2009 e del 2014: per l’Italia l’arretramento si assesta ai valori del 1995.
Uno snodo cruciale resta il Sud, che oltre alle criticità di contesto (infrastrutture, burocrazia, micro-illegalità diffusa) dal 1995 al 2019 evidenzia due dati strettamente correlati: il calo della popolazione residente under 19, passata da 5 a 3.5 milioni, e la quota di PIL prodotto nelle regioni meridionali, scesa dal 24% al 22%.
Secondo il Fondo Monetario Internazionale, l’economia mondiale dovrebbe crescere nel 2021 del 6%: stime che non tengono tuttavia conto di eventuali fluttuazioni dell’inflazione, del debito o di altre “bolle”.
In altre parole, osserva Bella, è più probabile sottostimare l’inflazione e le sue conseguenze negative che sovrastimarle, mentre per l’Italia il problema non è “quanta” inflazione arriverà, bensì “quando”: se questa dovesse salire prima che la ripresa da tutti auspicata si materializzi, la ripresa risulterebbe depotenziata.
Il DEF redatto dal Governo parte da chiari presupposti: se il piano vaccinale proseguirà senza intoppi e i fondi del Next Generation saranno ben utilizzati, l’economia italiana tornerà a crescere, con un rimbalzo del PIL del 4.5%.
L’Ufficio Studi Confcommercio stima invece un +3.8%, considerando il -1.3% congiunturale registrato nel primo trimestre 2021 e della variazione congiunturale del PIL statisticamente attesa dello 0.2%.
La crescita del Paese richiede dunque la convergenza di diversi fattori: una strategia chiara e definita a sostegno delle imprese, il superamento della logica dei bonus a pioggia, l’impiego dei fondi europei del Next Generation in un quadro che renda prioritarie le riforme rispetto agli investimenti.
Lo scenario è che le riforme (efficientamento della PA, liberalizzazioni, giustizia, istruzione e transizione 4.0) possano incidere per 2,3 punti di PIL entro 5 anni dall’avvio, pari a 41 miliardi di euro.
Prospettive e sfide per il settore
Il comparto ITS gode di diversi fattori favorevoli, a livello macroeconomico e settoriale: gli incentivi legati all’edilizia, la rivalorizzazione dell’ambiente domestico e il risparmio forzoso attuato dai consumatori (82 miliardi di cui 66 in forma liquida).
Mettendo a sistema questi fattori, si stima che i consumi in beni durevoli possano crescere del doppio rispetto ai consumi totali; mettendo in relazione l’elasticità della domanda di beni durevoli con la previsione del +4.5% di PIL, la crescita di questo tipo di beni potrebbe risultare pari all’8-10%.
Dunque, prospettive favorevoli per la filiera ITS e per quelle che ruotano intorno ai beni durevoli in uno scenario generale complesso, a condizione di saper innovare la propria visione e il proprio modello di business (attraverso l’omnicanalità, l’e-commerce) e investendo in competenze, vicinanza e servizio nei confronti del cliente.